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La nostra lettera aperta a Eni

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Impianto di perforazione petrolifera a mare. Fotografia: © Shutterstock

Partito Verde Europeo
Rue Wiertz 31
1050 Bruxelles
Belgio

Eni S.p.A.
Emma Marcegaglia, Presidente
Claudio Descalzi, Amministratore Delegato
Piazzale Enrico Mattei 1
00144 Roma
Italia

 

Bruxelles, 5 luglio 2017

 

Egregi Presidente Marcegaglia e Amministratore Delegato Descalzi,

Da più di due anni il prezzo del petrolio è costantemente basso. Sebbene lo vediamo come un problema per le nostre economie (poiché la produzione a carburanti fossili è troppo economica), la conseguenza positiva è che almeno molte compagnie di combustibili fossili hanno ridotto al minimo l'esplorazione del petrolio. Ma non così la vostra: mentre nel periodo 2008-2015 le società europee di combustibili fossili hanno scoperto in media riserve pari a 0,3 volte la propria produzione, Eni ne ha scoperte pari a 2,4 volte.

Eni espande rapidamente un modello di business che non solo rovina il nostro clima, ma alla fine rovinerà proprio i vostri investitori: il tempo di bruciare e vendere petrolio senza alcun ostacolo scadrà presto, non  appena l'accordo sul clima di Parigi verrà attuato in maniera completa. Dal 2015 ad oggi, il valore delle azioni Eni è già diminuito del 25%.  Ciò non riguarda solo gli investitori privati, ma anche i contribuenti italiani, che possiedono una quota di Eni e che dovranno compensare le perdite delle azioni della società possedute dallo Stato nel momento in cui la bolla di carbonio esploderà ancora di più.

Eppure, non crediamo che disinvestire da Eni sia giustificato solo dal punto di vista economico, ma anche da quello morale: solo pochi giorni fa, il 21 giugno 2017, si è diffusa la notizia di un accordo firmato con la Compagnia petrolifera nazionale iraniana riguardo a ricerche per verificare la fattibilità di aprire campi di gas e petrolio nel sud del paese. Eni sarà il principale stakeholder di 3 nuove aree di esplorazione in Messico. Inoltre, a inizio aprile del 2017, ha firmato contratti di esplorazione con il governo di Cipro per trivellare combustibili fossili al largo della costa meridionale dell'isola. Nel marzo 2016, Eni ha aperto una nuova, enorme piattaforma petrolifera nel mare di Barents, al largo della Norvegia. Nel settembre 2015 ha vinto l’appalto per l'esplorazione al largo della costa del Messico.

Inoltre, Eni e i suoi partner hanno già iniziato a sfruttare i depositi a Cabaca lungo la costa dell'Angola, dove si prevedono 230 miliardi di barili di petrolio e gas. Ovviamente, Eni non esclude neanche la corruzione per raggiungere il proprio obiettivo di espandere l'esplorazione di nuove riserve di combustibili fossili, come dimostra il caso della Nigeria.

Infatti, ci sono diversi casi che dimostrano che la vostra azienda non sembra rispettare i valori ambientali - solo per citare alcuni incidenti: nel "Texas italiano", la Basilicata, Eni di recente è stata accusata di trattamento illegale di rifiuti petroliferi e perdite di petrolio; ci sono state ingenti esplosioni nella raffineria Eni a Sannazzaro, mentre in Nigeria una fuoriuscita di petrolio da un oleodotto Eni ha provocato gravi danni alla comunità locale.

Tutto questo ci mostra come Eni si stia orientando verso l’opposto rispetto a un futuro a basse emissioni di carbonio. Tenuto conto che lo Stato italiano detiene circa un terzo degli stock di Eni, è ipocrita da parte di questo combattere pubblicamente per la giustizia del clima e l'accordo di Parigi, dato che lo Stato italiano è il principale azionista di uno dei più grandi inquinatori di CO2 del mondo, la quarta più grande compagnia europea di combustibili fossili in termini di riserve di petrolio e gas e la più grande società italiana: Eni.

Siamo convinti che le aziende di combustibili fossili come la vostra devono fare una scelta: abbandonare progressivamente il carbone, petrolio e gas e iniziare la transizione verso la produzione di energia rinnovabile - o continuare come sempre fino a quando non si autodistruggeranno da sole. Aziende del valore di 5,5 miliardi di dollari hanno già disinvestito dai combustibili fossili, quali Allianz, AXA e Nordea Bank. Questi investitori hanno capito che i combustibili fossili non hanno futuro - né moralmente né finanziariamente. Prima reagirete anche voi, meglio sarà per tutti. È per questo che aderiamo all'appello alle istituzioni di disinvestire da società di combustibili fossili, inclusa Eni. E continueremo a farlo finché non ci dimostrerete che sbagliamo.

Distinti saluti,

Monica Frassoni
Co-Presidente

Reinhard Bütikofer
Co-Presidente

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